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La Russia scommette sull’energia solare

Il Paese è freddo, ma il sole non manca (in Siberia fino a 300 giorni all’anno). Il settore è in forte sviluppo e un’azienda russa produce i pannelli con la più alta efficienza ora disponibile al mondo: il 22%

Anche se la domanda di energia solare in Russia è bassa, ha sede a Mosca  la Hevel, la società che produce i pannelli solari con l’efficienza di conversione energetica più alta al mondo: il 22%.

Oltre a Hevel, nel mondo solo altre due società producono apparecchiature solari con un’efficienza simile: Panasonic (Giappone) e Sun Power (Usa). La maggior parte degli altri principali produttori mondiali, tra cui le società cinesi e coreane, che hanno la quota di mercato più elevata, convertono l’energia solare in energia elettrica con un’efficienza di conversione energetica che raramente supera il 15%.  

Quanti impianti di energia solare ci sono in Russia?

La quota di produzione di energia solare della Russia è di poco inferiore allo 0,03 per cento del totale del Paese che, per soddisfare le sue necessità elettriche, si affida ancora molto alle fonti energetiche tradizionali con elevata efficienza di conversione, come gas, petrolio, idroelettrico e nucleare. Nondimeno, negli ultimi tre anni la Russia ha sviluppato con grande rapidità l’energia solare.

Nel 2014, la Russia ha aperto il suo primo impianto fotovoltaico e oggi il Paese ne ha 12. Presto sarà inaugurato il tredicesimo e molti altri sono in costruzione. Si tratta di centrali elettriche che fanno parte del sistema energetico unificato nazionale. Quattro si trovano nella regione di Orenburg, due in Bashkortostan, due nella Repubblica degli Altai, una in Khakassia, una nella regione di Astrakhan, una in Daghestan e una nella regione di Belgorod. La potenza nominale va da uno a quaranta megawatt.

Complessivamente, però, la potenza totale degli impianti solari attualmente in funzione in Russia è di 150 megawatt, che è solo una piccolissima percentuale dei gigawatt a livello mondiale.

La Russia ha cominciato a costruire impianti di energia solare non perché era in voga, ma perché la loro crescente efficacia li rende redditizi in regioni molto lontane dalle fonti energetiche tradizionali e che al tempo stesso hanno molto sole. Anche in alcune regioni della Siberia il numero di giornate di sole è quasi 300 all’anno, nonostante le basse temperature giornaliere.

La Crimea, che è tornata alla Russia dopo il referendum del 2014, ha 13 centrali solari con una potenza totale di 400 megawatt, ma non sono integrate nel sistema energetico unificato della Russia e forniscono energia solo alla penisola. Questi impianti sono stati costruiti nel 2011-2012 dall’austriaca Active Solar. I progetti hanno ricevuto prestiti da un gruppo di banche, che speravano di trarre profitto dagli investimenti grazie a una speciale “tariffa ecologica”, istituita dal governo ucraino. Oggi, con l’energia elettrica più economica prodotta dalle centrali termoelettriche della Russia, questi impianti costruiti dagli austriaci sono inutili. Solo una parte della loro potenza è utilizzata, e il loro destino non è chiaro.

Oltre agli impianti che fanno parte del sistema energetico unificato della Russia, esistono anche centrali solari che funzionano autonomamente. Ad esempio, quella del villaggio siberiano di Menza, nel Territorio della Transbajkalia (6.150 chilometri a est di Mosca) fornisce energia a tre insediamenti remoti, e l’impianto solare autonomo nel villaggio di Jailju sul Lago Teletskoe, sugli Altai (4.000 chilometri a est di Mosca) è molto meglio, per i residenti, rispetto al vecchio generatore diesel. C’è anche un piccolo impianto sulla famosa isola di Valaam, sul Lago Ladoga (1.100 chilometri a nord di Mosca), che fornisce energia per le serre del monastero.

La maggior parte di queste centrali solari, ad eccezione degli impianti della Crimea, quella della regione di Orenburg, quella della regione di Belgorod e della Khakassia, sono state costruite da Hevel. Le due centrali più grandi utilizzano i pannelli fotovoltaici di Hevel.

Nel prossimo futuro, la Russia prevede di mettere in campo altri 334 megawatt di potenza di energia solare nelle regioni di Orenburg, Saratov, Volgograd e Astrakhan, nonché nelle repubbliche dell’Altai, della Buriazia e del Bashkortostan. Entro il 2022, Hevel intende costruire centrali solari con capacità fino a 1 Gigawatt.

Meno silicio significa prezzi piùbassi

Gli ampi piani di costruzione di nuovi impianti sono legati al fatto che Hevel ha imparato a produrre pannelli solari con un’efficienza di conversione energetica del 22 per cento. Ciò ha aumentato notevolmente la redditività dell’energia solare.

Nel 2017, l’azienda ha modernizzato il suo impianto in Ciuvascia iniziando la produzione di pannelli solari dotati di tecnologia eterostrutturata, sviluppata da un centro di ricerca scientifica a San Pietroburgo. La potenza media di questi pannelli è di 300 W, pari a due pannelli di precedente generazione.

Inoltre, i nuovi pannelli sono più efficaci quando il tempo è nuvoloso e sono anche a due facce. Secondo il direttore generale di Hevel, Igor Shakhrai, le cellule assorbono la luce riflessa dalla neve, dall’acqua, dalla sabbia o dalla terra e la loro durata è di 25 anni in condizioni atmosferiche tra -40 e 85 ºC.

Le celle stesse sono composte da piastre di silicio monocristallino la cui superficie viene spruzzata con nano-strati di silicio amorfo e poi di ossido di indio-stagno (ITO). “Questo aiuta ogni cella del modulo fotovoltaico ad assorbire la quantità massima di luce e poi a convertire la luce in elettricità”, spiega l’ingegnere Petr Ishmuratov.

Ogni piastra è di 180 micron di spessore, ma ci sono piani per fare piastre con uno spessore di 150 micron e infine anche di 90 micron.  

Perché? Più è sottile, più è economico. “Meno silicio significa prezzi più bassi”, ha sottolineato Shakhrai.

La società ha investito quasi 4 miliardi di rubli (58,4 milioni di euro) per ammodernare la produzione, di cui 300 milioni di rubli (4,3 milioni di euro) provenienti dalla Fondazione per lo Sviluppo Industriale creata dal Ministero dell’Industria russo. La Fondazione ha coperto parzialmente l’acquisto, l’assemblaggio e l’installazione dei macchinari.

“Per ora questo è il primo progetto nel campo dell’energia solare”, ha dichiarato Roman Petrutsa, direttore della Fondazione. Nel complesso, nel Paese sono previsti 170 progetti con un investimento di 43 miliardi di rubli (628 milioni di euro).

La prima parte di pannelli eterostrutturati è già stata inviata a una nuova centrale sugli Altaj. Con una potenza di 20 Megawatt, potrà alimentare circa 4.000 case e sarà operativa entro settembre.

Il gruppo Hevel (“hevel” significa “sole” nella lingua ciuvascia) è la più grande società nel campo dell’energia solare in Russia, ed è stata fondata nel 2009 da Renova e Rosnano, che ne posseggono rispettivamente il 51% e il 49%. Oggi la società ha una fabbrica in Ciuvascia che produce pannelli solari, un’unità di sviluppo a Mosca, e un centro di ricerca scientifica a San Pietroburgo. Hevel ha lanciato il suo primo impianto  sugli Altai nel 2014.